Nadia Filippini, autrice del romance “Come il vento per una girandola”.
Nadia nasce a Brescia nel marzo 1979. Vive in un paesino della provincia di Bergamo col marito. Si innamora della lettura da bambina, quando scopre la biblioteca del paese in cui si è trasferita con la famiglia e che frequenta assiduamente. Fin da piccola ama inventare storie, ma inizialmente preferisce raccontarle attraverso il disegno. Crescendo, però, si avvicina alla scrittura, anche se non fa leggere a nessuno il proprio lavoro. Ad aprile scrive il racconto “Come una girandola” per un’amica, con cui condivide la passione per i libri. Dopo averlo letto l’amica la convince a pubblicarlo e, anche incoraggiata dal marito, Nadia accetta questa piccola sfida. L’entusiasmo di alcuni lettori la convince poi a lavorare al romanzo “Come il vento per una girandola”, ispirato al racconto.
Ho posto a Nadia alcune domande:
1 – È stato difficile fare il grande passo e decidere di pubblicare?
“Sinceramente no, non è stato difficile deciderlo, era da tempo che desideravo farlo, è stato un po’ il sogno che si stava realizzando. Durante la stesura del romanzo, spesso mi sono chiesta se fossi per caso impazzita, se davvero fossi disposta a mettermi in gioco fino a quel punto. Ormai però avevo deciso, volevo provarci. Più scrivevo e più ci prendevo gusto, mi piaceva ciò che stavo facendo e l’unico modo per sperare di poter continuare a farlo era muovere il primo passo. La parte più difficile è stata trovare il coraggio di cliccare sul tasto “pubblica”, quello sì. Tanto ero entusiasta fino ad un attimo prima, tanto ho iniziato a sudare freddo in quell’istante. Alla fine però, quel comando, l’ho cliccato.”
2 – Qual era la tua paura più grande?
“Di fallire, miseramente. Avevo paura di ottenere solo riscontri negativi, che il mio romanzo non piacesse o nessuno lo notasse. Il mio sogno si sarebbe infranto in mille pezzi. Sono consapevole del fatto che ho ancora tantissima strada da fare e molto da imparare e migliorare, ma se la partenza fosse stata completamente fallimentare, credo che non avrei più avuto il coraggio di riprovarci, almeno per un bel po’ di tempo.”
3 – Cosa ti piace di più della scrittura?
“Mi rilassa, mi fa staccare la spina dai problemi di ogni giorno. Quando scrivo sono immersa in un mondo tutto mio, quello che sto creando e nel quale le cose vanno esattamente come piace a me.”
4 – Hai un’autrice preferita? E se sì, è per te fonte d’ispirazione?
“Io ho una vera e propria ammirazione per Adele Vieri Castellano. Mi piace il suo modo di scrivere pulito, ma accattivante. Con poche parole ti trasporta nella Roma antica o a Venezia, nel ‘700, oppure ti ritrovi nella giungla, a bordo di un elicottero, e a te sembra di essere veramente lì, riesci quasi a sentire i rumori e i profumi che percepiscono i personaggi. È riuscita a farmi piacere il romance ad ambientazione storica e, credimi, non è un’impresa semplice!”
Vi lascio con la scheda del libro e uno stralcio dello stesso.
La prossima intervista vedrà protagonista Grazie Cioce, autrice di “Una mamma”.
TITOLO: Come il vento per una girandola
AUTRICE: Filippini Nadia
GENERE: Romance
DATA DI USCITA: 9 Ottobre 2014
EDITORE: Self
PAGINE: 153
PREZZO: 1,98
SINOSSI:
Chiara e Alessio. Da due anni le loro strade si sono divise bruscamente, lasciando una profonda ferita in entrambi. Lontano l’uno dall’altra, hanno cercato di andare avanti con le loro vite e lasciarsi il passato alle spalle. Quando però Alessio torna a vivere a Milano e le chiede di tornare nella sua vita, Chiara si troverà ad affrontare una scelta più difficile di quanto lei stessa potesse immaginare. Fidarsi ancora una volta di Alessio e rimettere in gioco i propri sentimenti o chiudere definitivamente col passato e guardare avanti?
ESTRATTO:
Manuel allungò il braccio e mi prese la mano, guardandomi dispiaciuto.
«Te ne vai di già, Chiara? Ti ho fatta arrabbiare fino a questo punto?»
«Non mi hai fatta arrabbiare, Manuel. E’ solo che la mia auto è dal meccanico e devo prendere la metropolitana, quindi mi ci vuole parecchio a rientrare a casa»
Sapevo che come scusa era un po’ blanda, un quarto d’ora in più non faceva molta differenza, ma non mi sembrava il caso di sottolineare quanto trovarmi nella stessa stanza di Alessio mi rendesse nervosa e quanto avessi voglia di andarmene.
«Ti accompagno a casa io»
Di nuovo, per un attimo, fui invasa dalla sensazione di stordimento che avevo provato trovandomelo davanti. Aveva voglia di scherzare, vero? Mi girai di scatto verso di lui, come se mi avesse rivolto il peggiore degli insulti.
«Levatelo dalla testa, sono grande abbastanza per prendere una metropolitana!»
Lo vidi aggrottare le sopracciglia e serrare le labbra, pronto alla battaglia che mai e poi mai gli avrei permesso di vincere. In macchina con lui? Nemmeno morta!
«E’ tardi, è buio e non c’è molta gente in giro a quest’ora. Ti accompagno io, fine della discussione»
Sostenni il suo sguardo e incrociai le braccia sul petto. Chi credeva di essere per darmi ordini?
«Puoi levartelo dalla testa, non vengo con te nemmeno se mi preghi!»
Girò intorno al letto con la velocità di un fulmine e mi si parò davanti, con aria di sfida.
«Non ho nessuna intenzione di pregarti, ma se proprio ci tieni», disse piegandosi per parlarmi nell’orecchio e facendomi saltare il cuore in gola, «posso caricarti in spalla come in uno di quei romanzi rosa che ti piacciono tanto, ma ti assicuro che non è romantico come sembra»
«Non lo faresti mai!»
«Scommettiamo?»
Il sorriso sicuro che gli si era stampato in volto, mi convinse a non accettare la scommessa. Non stava scherzando, l’avrebbe fatto. Gli appoggiai entrambi i palmi sul torace e lo spinsi indietro. Fu come se una scarica elettrica mi attraversasse da capo a piedi a quel contatto, ma cercai di non darglielo a vedere. Era bello e anche eccitante, d’accordo, ma pur sempre uno stronzo rimaneva.
«Piantala di fare l’idiota!»
«Chiara», intervenne Manuel, «in realtà sarei più tranquillo anch’io se andassi con lui»
«Ma che cavolo volete che mi succeda?», chiesi esasperata.
Mi morsi la lingua quando ormai era troppo tardi. Manuel rispose a quella mia sciocca domanda indicando il suo corpo pieno di lividi con un cenno della testa. Abbassai gli occhi vergognandomi di quanto sapessi essere scema certe volte.
«Scusa», sussurrai, «d’accordo, accetto il passaggio»
Manuel abbozzò un sorriso, seppur con immensa fatica.
«E’ meglio se andiamo»
Nadia Filippini